Un tempo non sarebbe mai uscito di casa
prima che le partite di Serie A fossero terminate. Un tempo le partite di Serie
A terminavano tutte alla stessa ora. Ed era convinto che fossero una cosa importante.
Oramai, indipendentemente dal loro orario d’inizio e di fine, tendevano ad
annoiarlo. Talvolta l’irritavano addirittura. Trovava irritante la mitologia
che si costruiva intorno ad uno sport decadente e imbarbarito, mitologia che
per quanto vuota e inconsistente continuava a contare su innumerevoli adepti.
Ipnotizzati, stregati da un carrozzone dei miracoli spinto a manate dalla tv che,
come Mangiafuoco, metteva in scena il suo spettacolo di burattini. Uno
spettacolo di modesti contenuti tecnici. Una massa informe di esseri umani a
seguire il carrozzone, appesi a dei risultati tendenzialmente decisi e stabiliti prima, altrove rispetto al
campo di calcio.
giovedì 28 agosto 2014
martedì 26 agosto 2014
Fallimenti
Aveva sentito dire una volta da qualcuno che a renderci
particolarmente insopportabili le nostre miserie e la nostre disgrazie non sono
tanto esse in sé, quanto piuttosto la insinuante consapevolezza che a chi ci
circonda vada molto meglio. Gli era sembrato piuttosto banale come concetto.
Non riteneva neanche fosse vero. In quel momento, tuttavia, gli capitò di
ripensarci. Lo rivalutò. Al punto che arrivò ad attribuirvi una dignità
addirittura filosofica.
I fallimenti, la grettezza hanno pur sempre una spiegazione.
In ogni caso. La vita può andarti male perché il destino si accanisce contro di
te e infila nel tuo cammino una serie di disgrazie, catastrofi, eventi del
tutto sottratti al tuo controllo e alla tua responsabilità. Non hai colpe. Puoi
pensare “è così che va la vita”. Poi però ti accorgi che non è così la vita
degli altri. Ad altri va decisamente di culo. E ti verrebbe voglia di far
esplodere loro con tutto il mondo.
Oppure succede che la tua vita è peggiore di quella degli
altri, semplicemente perché hai meno qualità degli altri. Allora puoi dirti: “
ci ho provato. Ho fatto quanto era nelle mie possibilità”. Poi però pensi a
quelli che ci hanno provato anche meno di te, si sono sbattuti decisamente meno
di te e sono arrivati ben più lontano di te. Perché sono semplicemente migliori
di te. E non puoi certo riuscire a trattenere l’impulso d’ insultare e maledire
con tutte le tue forze sia te stesso che
tutte le divinità possibili e immaginabili.
C’è poi chi è il primo responsabile dei propri fallimenti,
chi ci sguazza nella propria grettezza, chi non ha alcuna voglia di dannarsi
l’anima per conquistare alcunché di questo mondo. In questo caso non dovrebbe
esserci nessuno con cui prendersela e si potrebbe, in teoria, stare in pace
nella propria condizione che, per quanto poco piacevole, risulta
fondamentalmente volontaria. Il problema di costoro, tuttavia, è
che se scelgono di disinteressarsi delle cose del mondo è perché, in linea di massima, il mondo gli fa schifo.
Trovandocisi a vivere, ne consegue una sotterranea sensazione
d’insoddisfazione. Sensazione che diventa insopportabile quando vedono che gli
altri, invece, ci vivono bene eccome. E ne hanno onori e gloria. Ed allora li
disprezzano e contemporaneamente disprezzano la loro sorte, paragonabile a
quella degli esuli. Prigionieri di un mondo che detestano, essendone
sentitamente ricambiati.
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