Le
primarie del centrosinistra hanno fatto molta fatica ad essere prese come una
cosa seria. Parte di queste difficoltà dipendono dalla temperie culturale e
sociale in cui siamo immersi, direbbero gli analisti fini. Io che non sono
analista e soprattutto sono poco fine, direi dipende dal fatto che attualmente
l’aggettivo politico accostato a qualsiasi sostantivo tende a provocare
irritazione del colon e deliri nichilisti a base di turpiloquio in gran parte
della popolazione.
Altra
parte di queste difficoltà esulano da queste temperie (che pure ha le sue
comprensibili se non addirittura giustificabile cause) e riguardano dati di
fatto e ragionamenti piuttosto concreti. Uno dei dati di fatto, direi anche il
più importante, è che queste primarie nascono e si sviluppano mentre vige la
totale incertezza sulla legge elettorale che permetterà di eleggere il
Presidente del Consiglio. Per essere più chiari e precisi queste primarie, che
dovrebbero designare il candidato alla Presidenza del Consiglio della
coalizione di centrosinistra, si fanno mentre sulla scena politica emerge con
sempre maggiore chiarezza e nettezza il fatto che probabilmente le prossime
elezioni non eleggeranno nessun Presidente del Consiglio, grazie ai termini
della legge elettorale attualmente in discussione in Parlamento. Il paradosso
della vicenda non necessita di ulteriori commenti.
Un’altra
difficoltà a prendere tutto seriamente appartiene alla responsabilità specifica
della coalizione di centrosinistra. Riguarda il fatto che con queste primarie
si designerebbe il candidato premier della coalizione di centrosinistra, ma
questa coalizione di centrosinistra attualmente è ancora avvolta nel fumo.
Qualcuno dei candidati apre la porte a Casini, qualcun altro le chiude, qualcun
altro fa generico riferimento ai moderati, qualcun altro ai progressisti,
qualcuno chiama i voti dei delusi del centrodestra senza che si capisca in modo
chiaro se essi debbano votarlo alle Primarie o in un secondo momento alle
Elezioni politiche. Insomma, la vicenda appare avere contorni poco netti e poco
definiti.
Per
spiegare un’altra difficoltà sono obbligato a richiamare in causa gli analisti
fini. Queste primarie non hanno molto appassionato finora perché la situazione
economica del nostro Paese e gli obblighi che ne derivano nei confronti degli
altri Paesi dell’Unione Europea e dei nostri creditori limitano decisamente i
margini di manovra dei nostri governi. Cercando di nuovo di essere più chiaro e
preciso si ha come l’impressione che, causa nostra esposizione debitoria, le
decisioni da prendere siano già state prese da qualcun altro e uno dei motivi
per cui pare si voglia andare nella direzione di un altro governo tecnico sia
proprio quella di poter e voler proseguire senza interferenze su una strada già
tracciata. Un po’ come quando siamo in macchina e ci imbattiamo nel segnale di
direzione obbligatoria.
La
pars destruens della mia riflessione termina qui. Con un piccolo sforzo
potrebbe certamente continuare, ma il resto credo sarebbe meno interessante. Veniamo
allora a quella che, almeno nelle mie intenzioni sarebbe la pars costruens.
Cominciamo col dire che il confronto tra i 5 candidati andato in onda su Sky l’altra
sera pare abbia reso un buon servizio alla competizione. Oggi le primarie
appaiono una cosa più seria rispetto a come apparivano fino a 3 giorni fa. La
conseguenza che se ne dovrebbe trarre è che posti di fronte all’elettorato
tramite il medium televisivo i candidati abbiano saputo trasferire una certa
impressione di credibilità. Di questi tempi sarebbe di per sé un fatto
sorprendentemente positivo. In molti convengono su questo punto e hanno
attribuito il merito al tipo di format televisivo in cui il dibattito si è svolto.
Si sostiene abbia funzionato l’idea evitare la consueta sovrapposizione delle
voci e di dare ad ogni candidato 1 minuto e 30 tassativi di tempo per rispondere
alla singola domanda. Per quanto mi riguarda ritengo che un format del genere
paghi un considerevole tributo alla noia. È da valutare anche l’idea di concentrare
in un minuto e mezzo risposte a domande molto generiche poste dal conduttore di
turno. A me pare limiti fortemente la validità espressiva degli interventi. Un
meccanismo del genere sarebbe perfetto per chi ha un’idea robotica del
candidato ideale, non per chi, come me, ne ha una più umana. Risulta facile
dunque capire che il relativo successo del confronto per me non è effettivamente
dipeso dal tipo di format. Questo rende più ottimistica la mia pars costruens.
Malgrado la temperie culturale e sociale in cui siamo immersi, il pubblico e l’elettore
è ancora disponibile a sentire e valutare persone che ci mettono la faccia e
hanno la voglia di mettere in campo idee e proposte in grado di affrontare i problemi
collettivi e le attuali sfide politiche. Evidentemente il pubblico e l’elettore
ha ancora voglia di crederci e se, in questo momento storico, non ci crede, è
ovvio che la colpa non è fondamentalmente sua. L’elettore, per definizione, ha
la necessità di riporre e di concedere la propria fiducia in suoi rappresentanti.
Questa fiducia può trovare in qualcuno dei partecipanti al confronto di lunedì
sera il suo naturale depositario? Che ognuno risponda secondo propria
coscienza. Chiunque sarà designato dalle primarie sarà innanzitutto chiamato a
fare i conti con le aporie e con le questioni sollevate nella pars destruens e
sarà nella capacità di sciogliere quei nodi che si determinerà effettivamente
il suo successo.